lunedì 22 gennaio 2018

Sabato 17 Febbraio - I Casoncelli della Fata!

I Casoncelli della Fata di Montemilone**



Sabato 17 febbraio, dalle 20.30, al Circolino di Via Grandi vieni a mangiare i Casoncelli della Fata di Montemilone, una ricetta magica per non far scolorire i capelli!




Tutti credono che i Casoncelli siano una invenzione bergamasca o, al più, bresciana. Ma la verità è molto più avvincente di questa semplice credenza popolare…

Un tempo infatti sul contado di Segrate gravava un’oscura minaccia che, ad ogni carnevale, impediva agli abitanti di divertirsi, mangiare dolciumi e farsi degli scherzi. Pare infatti che uno Stregone, Mario B. Danilotti, infuriato per aver perso la mano di una ragazza di Rovagnasco, figlia di un ricco mercante, e quindi la relativa pantagruelica dote, avesse lanciato una maledizione: per tutto il periodo del Carnevale le donne che avessero mangiato dopo il calar del sole avrebbero visto i loro capelli diventare di colpo… tutti grigi!

All’inizio tutti i villici risero della maledizione di Mario lo Stregone. Ma grandissima fu lo stupore quando videro la giovane Marianna che il mercoledì delle ceneri, dopo aver addentato un grasso cotechino per cena… PUFF! Tutti i capelli da biondi divennero improvvisamente grigi! Ed anche lei mutò carattere: dall’essere una giovane dolce, delicata e sensibile donna apprezzata ed amata da tutti, cominciò a digrignare sempre i denti, a non salutare più nessuno e a sgridare i bambini quando li vedeva giocare! Per non parlare degli anzianotti: guai se li vedeva giocare a carte!!! Erano rimproveri per tutti!

Così poi capitò anche alla giovane Lorenza, alla monaca Silvana, all’idraulica Sharona… anno dopo anno la maledizione collezionava nuove vittime e tutti gli abitanti erano disperati. Ad ogni carnevale tutti perdevano la voglia di stare insieme, divertirsi, farsi degli scherzi e… di mangiare.

Fino a che, un giorno, un aitante mandriano che viaggiava tutta Italia per la transumanza dei suoi animali, originario di Redecesio (tale Emiliano T. Viller), si trovò poco prima del Carnevale in provincia di Potenza (Basilicata) più precisamente a Montemilone. Fu lì che, dopo aver inseguito una delle sue vacche che si era dispersa in un bosco, incontrò una bellissima donna: la Fata Antonia.

Tutti sappiamo come vanno queste cose: quando due giovini si incontrano tra le fresche frasche è sempre facile che accada qualcosa… come fu o come non fu, non ci è dato sapere, il buon Emiliano non riportò solo i suoi animali in quel di Segrate ma anche la Fata Antonia. E arrivarono proprio il mattino del Carnevale ambrosiano! Grande fu lo sconcerto di Fata Antonia quando vide tutte le donne del paese tristi e scure in volto costrette ad un digiuno forzato quando invece avrebbero voluto potersi abbuffare di dolci come le loro formose amiche dei paesi vicini.

Fu così che, saputo della maledizione dello stregone Mario, Fata Antonia decise di spezzare il sortilegio e, di gran lena, con l’aiuto delle tante donne segratesi chiese di farsi portare tutta una serie di ingredienti per preparare una raviolone magico!

Ordinò alle ragazze di Segrate di farsi portare: farina, uova, acqua, carne di manzo, vino rosso, brodo,formaggio grana grattugiato, pangrattato, sale, pepe, aromi (cannella, chiodi di garofano), odori (sedano, carote, cipolle), salvia fresca, burro, formaggio grana grattugiato. Prepararò un soffritto con gli odori e vi rosolò la carne, aggiungendo anche il brodo ed il vino per poi proseguire la cottura per un paio d'ore correggendo di sale e di pepe. Triturò il composto aggiungendo anche il formaggio grattugiato, il pangrattato, e l'uovo. Quindi preparò la pasta impastando acqua, farina, uova e sale, per poi stenderla e tagliarla a dischetti. Al centro di ogni sfoglia inserì una pallina di ripieno, poi ripiegò la pasta a forma di mezzaluna e sigillò i bordi con cura. Fatti seccare i casoncelli, li lessò in acqua bollente per circa dieci minuti. Nel frattempo in una casseruola fece sciogliere del burro ed aggiunse la salvia ed abbondante formaggio grattugiato, utilizzando il sugo ottenuto per condire il tutto.

Alla vista di questi ravioloni dalla forma allungata e ripieni le giovani segratesi gli diedero il nome di “Casonsèi” perchè ricorda la forma di un calzone, poi italianizzato in Casoncello*.

Si organizzò una grande cena presso l’Osteria della Vecchia, dove oggi continua la sua attività il Circolino, per tutte le donne segratesi e la pozione di Fata Antonia funzionò spezzando la maledizione! A nessuna delle ragazze che si abbuffavano spuntò un solo capello grigio! 

Da allora però accadde una cosa: ogni sabato di carnevale le donne segratesi DEVONO mangiare i Casoncelli per mantenere i capelli del proprio colore naturale, pena ricadere nella maledizione di Mario lo Stregone e vederseli ingrigire inesorabilmente…

Ecco perchè il Circolino ha deciso di mantenere viva questa tradizione: per amore delle donne segratesi e dei loro bei capelli, a Carnavale il Casoncello bisogna mangiare!

Ti aspettiamo.

#takecare #eatCasoncelli&don'tRomp

* Il piatto divenne poi una specialità dell’Osteria della Vecchia di Segrate, locanda di Manzoniana memoria, che si trovava sulla antica via che da Milano portava a Bergamo, ed è per questo che il Casoncello poi si diffuse nella bergamasca ndA.

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