lunedì 19 febbraio 2018

16-17-18 Marzo a Segrate si festeggiano l'IRLANDA e SAN PATRIZIO! Birra & Carne per tutti


COMUNICATO STAMPA
16-17-18 MARZO 2018
1a FESTA di SAN PATRIZIO di Segrate (MI)
Birra Irlandese, Bollito e Torta di Mele

Per ricordare il 1582° anniversario del passaggio di San Patrizio a Segrate nell’anno domini 436, proprio presso la locanda dove ora sorge il Circolino (una affascinante storia riscoperta dal noto filologo segratese Angelo Vivio traducendo un raro manoscritto ritrovato in una cassapanca del coro della cattedrale di Dublino alcuni anni fa di cui riportiamo la traduzione in coda al Comunicato Stampa), abbiamo deciso di unirci alle genti d’Irlanda per festeggiare.

3 giorni di Birra (O'hara, Oyster, Guinness, Dublin Red) spillata nel metodo tradizionale dell'isola verde, carne alla griglia, bollito e stinco di maiale, torta di mele per portare a Segrate un pezzo di Irlanda per 3 giorni! La prima Festa all'aperto del 2018, per scacciare il freddo e dare il benvenuto alla primavera!

Chiudi gli occhi ed immagina di poter varcare un cancello in provincia di Milano ed essere trasportato all'istante in Irlanda durante la famosissima Festa di San Patrizio.
Immagina di poter vedere ragazze e ragazzi vestiti con i costumi tradizionali, tavolacci e panche di legno ovunque, bicchieroni da litro di Birra irlandese tipica, il profumo del caratteristico bollito che s'alza nell'aria, il caldo sapore della torta di mele, tutto verde dappertutto! 
Soltanto un sogno? No, per un intero weekend lungo, quello del 16-17-18 marzo presso il Circolino di Segrate (Via Achille Grandi 28), città alle porte di Milano che ospita una vastissima comunità irlandese, tutto questo sarà una gustosa realtà!
Musica & Balli. Sabato 17 marzo avremo l'onore di ospirtare il concerto del gruppo di Musica Irlandese AILNOK mentre domenica 18 balleremo le danze tradizionali del paese dei trifogli!.
Come raggiungere la Festa di San Patrizio di Segrate in treno e bicicletta
La festa è facilmente raggiungibile dal centro di Milano con il Passante ferroviario della metropolitana (fermata Segrate, direzione Bergamo) o pedalando fuori dal traffico lungo il Naviglio Martesana (su quella che è stata classificata come la 3a più bella pista ciclabile d'Italia) fino a Vimodrone e da lì, con un comodo raccordo ciclabile, si arriva in 10 minuti. 
Come raggiungere la Festa di San Patrizio di Segrate in macchina e dove parcheggiare
Puoi anche arrivare in automobile, ma i piatti della Festa di San Patrizios sono sicuramente più gustosi se li raggiungi in modo... ecologico! Detto questo siamo vicinissimi all'uscita di Segrate della Tangenziale EST milanese, così come dalla BRE-BE-MI. Per parcheggiare: ti consigliamo il parcheggione di Via De Amicis di Segrate (da cui raggiungere la festa attraverso un veloce passaggio pedonale).


Ufficio Stampa: ilcircolino64@gmail.com - 3278989779
La traduzione del prezioso manoscritto

Armagh, a.d. 457


La nebbia è fitta, l’umidità mi entra nelle ossa, la luminosità del crepuscolo rende spettrale il paesaggio. Piccole e deboli lame di luce riescono a trapassare la foschia, tanto da non farmi perdere. I miei compagni di viaggio non si lamentano ma sono stanchi anche loro.

Ripenso alla mia vita, ricca e povera allo stesso tempo, alle persone che ho incontrato, a quello che sono riuscito a fare ed all’immane compito che ancora mi attende. Gli oltre cinquant’anni mi pesano.
Sono in viaggio da due anni, nella terra che mi aspetta, l’Irlanda, troverò tribù in guerra. Le alleanze durano lo spazio di una notte, da un tradimento all’altro, gli O’Feur, contro O’Dafeur, gli chnothan calltainn contro i Cruaidh, Knorr figlio di Kmer che pretende un trono non suo, il legittimo erede è solo un bambino.

Dopo aver predicato per anni nelle mie terre sono stato convocato da Germano, vescovo di Auxerre, che mi ha nominato vescovo d’Irlanda. Stavo rientrando, volevo rientrare, con tutte le mie forze, ma sono stato raggiunto da un messaggio: ero stato convocato da Papa Celestino, a Roma.

Come potrò evangelizzare l’Irlanda, dove troverò la forza di oppormi ai potenti druidi. Sono riuscito a coniugare i simboli della croce latina e della croce solare, questo mi aiuterà ma come potrò, solo, compiere l’impresa?

Sono nato nella Britannia romana come Maewyin Succat ma ora sono conosciuto come Patrizio.
Scorgo una luce in lontananza, mi avvicino, i miei compagni mi seguono. E’ una locanda, spoglia ma pulita. Ci accoglie una famiglia, si prodiga, ci offre quel che hanno, non molto, ma lo fanno con cortesia; mi accorgo però di una strana espressione negli occhi: tristezza mista a paura e a rassegnazione.

Sono stanco, siamo stanchi, andiamo a dormire. La luce dell’alba mi sveglia, e chiedo al locandiere il nome del contado. Plebis Segratensis (Pieve di Segrate) e questa è la locanda della vecchia, mi risponde l’omone in grembiule. La giornata è limpida, nei campi le piantine di trifoglio sono in piena crescita ed i meleti sono in fiore. Non v’è alcun motivo apparente che giustifichi la tristezza nei loro occhi. Decido di trattenermi con i miei compagni di viaggio per qualche tempo, per riposare e capire.

Il mio fido compagno di avventura, lo scozzese Louis McBorseight, ha capito che le acque dei fontanili, non controllate, inondano i terreni soffocando le colture di orzo. Aiutato dai villici le incanala e costruisce un grande pozzo. Tale la felicità del popolo che in segno di ringraziamento hanno organizzato una grande festa, le tavole imbandite traboccano di carne stufata e di stinco di maiale. Una strana bevanda a base di orzo e luppolo mi conferma dell’esistenza divina, le torte di mele spariscono in un lampo. Tutti gettarono una piccola moneta, dando vita ad una tradizione destinata a durare nei secoli. Suo figlio, Mata McBorseight, ogni sera, nella locanda, narrava agli avventori, poemi epici ispirati alle nostre terre d’origine, contribuendo al rifiorire degli affari ed alla nascita di nuovi amori. L’ultimo dei miei compagni, Charles O’Gealaich amplia la locanda inserendo un gioco, il billiards, che per secoli contribuì a divertire i villici. 

Ci tratteniamo per mesi ed alla fine di maggio scopriamo il motivo della tristezza: l’approssimarsi dell’annuale invasione di serpenti d’acqua che tutti gli anni rovina il raccolto.
Prego e vengo esaudito, i serpenti spariscono.

Felici di aver aiutato questa bella comunità, ripartiamo, e a fine settembre giungiamo a Baile Átha Cliath (Dublino). Passano gli anni, rivedo la mia vita e ne sono contento, altro avrei potuto fare ma tanto ho fatto. Anche in Irlanda ho scacciato i serpenti, molti pozzi portano il mio nome, le piantine di trifoglio mi hanno aiutato a spiegare il mistero della Trinità, i meleti sono tantissimi e la torta di mele è ormai specialità dell’isola. Non posso non rendere merito di tutto questo a quella piccola località nei pressi di Mediolanum.


lunedì 22 gennaio 2018

Sabato 17 Febbraio - I Casoncelli della Fata!

I Casoncelli della Fata di Montemilone**



Sabato 17 febbraio, dalle 20.30, al Circolino di Via Grandi vieni a mangiare i Casoncelli della Fata di Montemilone, una ricetta magica per non far scolorire i capelli!




Tutti credono che i Casoncelli siano una invenzione bergamasca o, al più, bresciana. Ma la verità è molto più avvincente di questa semplice credenza popolare…

Un tempo infatti sul contado di Segrate gravava un’oscura minaccia che, ad ogni carnevale, impediva agli abitanti di divertirsi, mangiare dolciumi e farsi degli scherzi. Pare infatti che uno Stregone, Mario B. Danilotti, infuriato per aver perso la mano di una ragazza di Rovagnasco, figlia di un ricco mercante, e quindi la relativa pantagruelica dote, avesse lanciato una maledizione: per tutto il periodo del Carnevale le donne che avessero mangiato dopo il calar del sole avrebbero visto i loro capelli diventare di colpo… tutti grigi!

All’inizio tutti i villici risero della maledizione di Mario lo Stregone. Ma grandissima fu lo stupore quando videro la giovane Marianna che il mercoledì delle ceneri, dopo aver addentato un grasso cotechino per cena… PUFF! Tutti i capelli da biondi divennero improvvisamente grigi! Ed anche lei mutò carattere: dall’essere una giovane dolce, delicata e sensibile donna apprezzata ed amata da tutti, cominciò a digrignare sempre i denti, a non salutare più nessuno e a sgridare i bambini quando li vedeva giocare! Per non parlare degli anzianotti: guai se li vedeva giocare a carte!!! Erano rimproveri per tutti!

Così poi capitò anche alla giovane Lorenza, alla monaca Silvana, all’idraulica Sharona… anno dopo anno la maledizione collezionava nuove vittime e tutti gli abitanti erano disperati. Ad ogni carnevale tutti perdevano la voglia di stare insieme, divertirsi, farsi degli scherzi e… di mangiare.

Fino a che, un giorno, un aitante mandriano che viaggiava tutta Italia per la transumanza dei suoi animali, originario di Redecesio (tale Emiliano T. Viller), si trovò poco prima del Carnevale in provincia di Potenza (Basilicata) più precisamente a Montemilone. Fu lì che, dopo aver inseguito una delle sue vacche che si era dispersa in un bosco, incontrò una bellissima donna: la Fata Antonia.

Tutti sappiamo come vanno queste cose: quando due giovini si incontrano tra le fresche frasche è sempre facile che accada qualcosa… come fu o come non fu, non ci è dato sapere, il buon Emiliano non riportò solo i suoi animali in quel di Segrate ma anche la Fata Antonia. E arrivarono proprio il mattino del Carnevale ambrosiano! Grande fu lo sconcerto di Fata Antonia quando vide tutte le donne del paese tristi e scure in volto costrette ad un digiuno forzato quando invece avrebbero voluto potersi abbuffare di dolci come le loro formose amiche dei paesi vicini.

Fu così che, saputo della maledizione dello stregone Mario, Fata Antonia decise di spezzare il sortilegio e, di gran lena, con l’aiuto delle tante donne segratesi chiese di farsi portare tutta una serie di ingredienti per preparare una raviolone magico!

Ordinò alle ragazze di Segrate di farsi portare: farina, uova, acqua, carne di manzo, vino rosso, brodo,formaggio grana grattugiato, pangrattato, sale, pepe, aromi (cannella, chiodi di garofano), odori (sedano, carote, cipolle), salvia fresca, burro, formaggio grana grattugiato. Prepararò un soffritto con gli odori e vi rosolò la carne, aggiungendo anche il brodo ed il vino per poi proseguire la cottura per un paio d'ore correggendo di sale e di pepe. Triturò il composto aggiungendo anche il formaggio grattugiato, il pangrattato, e l'uovo. Quindi preparò la pasta impastando acqua, farina, uova e sale, per poi stenderla e tagliarla a dischetti. Al centro di ogni sfoglia inserì una pallina di ripieno, poi ripiegò la pasta a forma di mezzaluna e sigillò i bordi con cura. Fatti seccare i casoncelli, li lessò in acqua bollente per circa dieci minuti. Nel frattempo in una casseruola fece sciogliere del burro ed aggiunse la salvia ed abbondante formaggio grattugiato, utilizzando il sugo ottenuto per condire il tutto.

Alla vista di questi ravioloni dalla forma allungata e ripieni le giovani segratesi gli diedero il nome di “Casonsèi” perchè ricorda la forma di un calzone, poi italianizzato in Casoncello*.

Si organizzò una grande cena presso l’Osteria della Vecchia, dove oggi continua la sua attività il Circolino, per tutte le donne segratesi e la pozione di Fata Antonia funzionò spezzando la maledizione! A nessuna delle ragazze che si abbuffavano spuntò un solo capello grigio! 

Da allora però accadde una cosa: ogni sabato di carnevale le donne segratesi DEVONO mangiare i Casoncelli per mantenere i capelli del proprio colore naturale, pena ricadere nella maledizione di Mario lo Stregone e vederseli ingrigire inesorabilmente…

Ecco perchè il Circolino ha deciso di mantenere viva questa tradizione: per amore delle donne segratesi e dei loro bei capelli, a Carnavale il Casoncello bisogna mangiare!

Ti aspettiamo.

#takecare #eatCasoncelli&don'tRomp

* Il piatto divenne poi una specialità dell’Osteria della Vecchia di Segrate, locanda di Manzoniana memoria, che si trovava sulla antica via che da Milano portava a Bergamo, ed è per questo che il Casoncello poi si diffuse nella bergamasca ndA.

** Evento valido per la raccolta dei bollini 2018: con 12 bollini si vince la felpa del Circolino e si partecipa all'estrazione di un Viaggio Premio! 

venerdì 29 dicembre 2017

Sabato 20 gennaio - La PASTA FAGIOLI di GUERRA del GINONE!

---- SOLD OUT! ----

90 posti volati via in un battibaleno! Ci vediamo sabato prossimo con chi ha prenotato: per tutti i ritardatari, purtroppo dovrete aspettare un anno per gustarla!

Sabato  20 Gennaio, dalle 20.30, al Circolino di Via Grandi vieni a mangiare l'unica ed inimitabile PASTA FAGIOLI di GUERRA del Ginone! Una ricetta che ha una storia incredibile, direttamente dal fronte della Prima Guerra Mondiale, esattamente 100 anni fa!





L'INCREDIBILE STORIA DI QUESTO PIATTO


20 gennaio 1918 – 20 gennaio 2018

Gennaio 1918, Altopiano di Asiago (Vicenza), fronte della prima Guerra Mondiale tra il Regno d'Italia e l'Impero Austro-Ungarico. Dopo Caporetto le operazioni belliche dell'esercito austriaco proseguivano con la grande offensiva scatenata sulla linea del Piave e nella zona del Monte Grappa. Per colmare i vuoti nelle divisioni italiane (pur potendo contare su alcuni reparti anglo-francesi) sono utilizzati per la prima volta i giovani 18enni della leva 1899.

Tra questi il giovane Gino Baronchelli da Orzinuovi, provincia di Brescia. La sua famiglia, preoccupatissima per lui, come è ovvio immaginare, insieme a tutte le raccomandazioni e le preghiere perchè il Padreterno lo riportasse a casa sano e salvo (ancora non si immaginava che la Guerra sarebbe finita entro l'anno) diede lui molte masserizie affinchè potesse sostentarsi durante le battaglie. In particolare un sacco di pomodori, uno di fagioli borlotti, pasta secca, cotiche, aglio e cipolla.

Il mese di Gennaio 1918 lassù in alta montagna nelle trincee dell'Altipiano (oltre i 1000 metri sul livello del mare) era davvero terribile. Fu così che il giovane Gino (detto GINONE per la sua possanza fisica) decise di cucinare una grande pasta fagioli e cotiche, con i prodotti dei suoi cari, per tutto il suo plotone composto da circa 50 commilitoni.

Nevicava. E dal paiolo della trincea, piano piano, il profumo della sua pasta e fagioli si diffondeva per tutta la trincea, superava i reticolati di filo spinato e andava al di là... fino alle trincee del nemico. 

Dalle trincee austroungariche si cominciarono a sentire diversi sospiri. I soldati nemici, stremati dalle fatiche della Guerra, dalla fame e dalla cattiva alimentazione, cominciarono a piangere ripensando alle loro case, ai piatti che le loro mamme e mogli cucinavano per loro. La cucina di Ginone richiamava in loro moltissime forti emozioni.

Una foto originale del cuoco Ginone Baronchelli sul fronte


Un soldato austriaco che parlava italiano, Marinon von Rokken, alla fine trovò il coraggio e cominciò a gridare verso la trincea italiana: “Taliani! Cecco Beppe! Kosa essere questo buon profuminen???”

Silenzio. I cecchini italiani si sedettero, cominciarono ad arrotolarsi le sigarette mentre ricominciava a nevicare. Fu Ginone a rispondere: “Uheee crucchi! Ah l'è la  pasta e fasoi de la mi mama! A l'è propi bona... Volete assaggiare?”. Gelo. Il comandante di Ginone non sapeva se mandarlo subito davanti al plotone di esecuzione per tradimento o cos'altro fare.

Partì un lunghissimo dialogo tra le due trincee, i comandanti delle rispettive compagnie trovarono un accordo... e accade un vero e proprio miracolo! Decisero una tregua! 50 soldati italiani e 50 soldati austro-ungarici attraversarono la terra-di-nessuno (lo spazio tra le trincee nemiche ndr) e lì imbastirono un'unica tavolata, mangiando tutti insieme! I soldati nemici portarono il loro vino rosso e dei dolci tipici viennesi (simili ai plumcake), i nostri la pasta e fagioli.


Una foto storica della preparazione della Pasta e Fagioli in Trincea

Per diverse ore i due fronti furono uniti da quel pasto in un luogo e in un momento in cui nessuno avrebbe mai sperato di trovare un calore come quello che si può provare nella propria casa. Fu proprio per questo che, dall’una e dall’altra parte, vennero gridate a squarciagola promesse di pace: nessuno voleva più sparare. Ancora intimoriti, ma spinti dalla fiducia, uno alla volta i soldati si trovarono e si riconobbero, non più come rivali, non più come nemici da combattere, ma come simili con l’unico comune desiderio di trascorrere una notte normale. 

Gli uomini, non più soldati, si abbracciarono anche se non si erano mai visti prima, se non nascosti dal fumo di un’esplosione o nel mirino di un fucile. Si promisero ancora di non fronteggiarsi e tutti si scambiarono regali con chi avevano affianco. Fotografie o sigarette, sorsi di Grappa, addirittura bottoni della divisa: tutti erano pronti a offrire qualcosa al nuovo compagno. Per la prima volta, in quella landa gelata riecheggiò un suono che nessuno di loro sentiva da ormai troppo tempo: una grassa e fragorosa risata che contagiò tutti i presenti, al di là del colore delle divisa.

In ricordo di questo piccolo evento della nostra Storia, il nipote di Ginone Baronchelli, suo omonimo, ha deciso di riproporre agli amici del Circolino di Segrate quello stesso piatto, per lo stesso numero di persone, cucinato nel pentolone originale che suo nonno riportò dalla Grande Guerra, con gli stessi pomodori e fagioli che i suoi parenti ancora oggi coltivano nella piana bresciana.

Un'occasione immancabile per celebrare la fratellanza tra i popoli e la pace.

Ti aspettiamo.

#takecare #makepastaefagiolinotwar 


domenica 26 novembre 2017

Lunedì 27 Novembre: la CADUTA del MURO al Circolino!



Lunedì 27 Novembre sarà una giornata storica per il Circolino!
Cominciano i lavori di ristrutturazione con l’abbattimento  del grande muro divisorio centrale!
Saremo chiusi mattino e pomeriggio… per una grande riapertura con FESTA alle ore 21!  Pizza & Birra  di festeggiamento a 5 euro!!! Ti aspettiamo!


Questo abbattimento darà il via ai lavori di ristrutturazione che, da qui al 2019, vedranno riqualificare sia il nostro bar di Via Grandi che il Cortile.Si tratta di un investimento di quasi 50mila euro che finanzieremo man mano con la cassa della Cooperativa.Il progetto è esposto al Circolino e siamo disponibili a raccontarti i dettagli nel caso tu sia interessato


sabato 25 novembre 2017

Un ottimo risultato per il nostro primo corso HACCP aperto ai soci ed ai segratesi


(nella foto: la nostra Sharon Spagnol si presta al test antibatterico)

Il 23 Settembre 2017 si è tenuto, a cura del dottor Carmelo Marano, il primo corso HACCP per soci, volontari e collaboratori della Società Cooperativa Edificatrice Segratese.

E' stato un momento estremamente utile e formativo che ci ha permesso di allargare le competenze di tutti coloro che, a diverso titolo, possono somministrare alimenti e bevande durante i nostri numerosissimi eventi!

Oltre 14 persone hanno dedicato una mattinata al servizio degli altri e della propria comunità.
"Una grandissima soddisfazione, segno del grande senso civico che anima i cuori di chi frequenta il Circolino" ha chiosato Carluccio Nichetti, presidente della Cooperativa (e anche lui, per un giorno, "scolaro" del corso!).

#takecare
#love

Sabato 16 Dicembre - La Cassoeula dell'Amore!



Sabato 16 Dicembre, dalle 20.30, Al Circolino di Via Grandi riscopriremo tutti insieme, nel suo 500°esimo un piatto della tradizione lombarda che vede la sua nascita ed origine proprio a Segrate, all’Osteria della Vecchia (l’antico nome del Circolino) durante la dominazione spagnola di Milano.

==> PRENOTA SCRIVENDO a ilcircolino64@gmail.com
Oppure via Whatsapp al numero: 3278989779

SOLO 80 posti ancora liberi!
10 euro per Casseoula+Polenta+Vino


TRA verità e Leggenda

Siamo nel 1617 e, come riportano le antiche cronache, un soldato spagnolo, Pedro el Birellon (proponipote dell'hidalgo Rupert de Nola, cuoco di re Ferdinando di Napoli), si innamora perdutamente di una giovane ragazza di Segrate che faceva la cuoca propria nella nostra Osteria: Ursula Detesti. Un giorno la ragazza aveva ricevuto l’incarico di preparare una cena per una grande occasione ma la dispensa era vuota. Così il soldato corse in aiuto della giovane donna. 

I due cercarono nei borghi intorno scendendo nelle conserve (cioè dentro pozzi a forma di coni rivoltati, nel cui fondo, grazie alla neve portata dai monti, si riusciva a conservare per mesi le carni e i pesci, ndA), raschiando i fondi per trovare un po' di pezzi di carne (piedino, cotenna, guancia, orecchio, musetto, coda e costine di maiali neri, allevati fin dal periodo dei Celti e i cui discendenti sono la "pelatella casertana" imbattibile produttore di lardi, molto apprezzati da noi indigeniche signori e nobili generalmente rifiutavano sulle loro tavole. Poi, nei boschi, trovarono verdure selvatiche, cipolle; nei campi gelati dall’Inverno, la verza nera (è proprio il primo gelo invernale che ne rompe le fibre ad accorciarne i tempi di cottura e a renderla più tenera). 

I giovini decisero di scottare prima la verza per farle perdere l’acqua di vegetazione e toglierle l’amaro (rendendola più digeribile) e di metterne molta: almeno lo stesso peso della carne. Quindi di cuocere le carni distintamente con tempi e temperature differenti e solo dopo mettere tutto insieme in pentole di terracotta.

In ultimo, ungendo il tutto di sugna, cominciarono a mescolare quell'intruglio dentro pentoloni per ore utilizzando l’unico strumento adatto a loro disposizione: una cazzuola da muratore!

UNTA e tachénta

A fine cottura il piatto risultò essere bello unto e tachénto (che in dialetto milanese significa “appiccicoso”, grazie proprio alla cotenna e al musetto che nella lenta bollitura rilasciano il connettivo gelatinoso necessario): decisero così di lasciarlo riposare il tutto fino al giorno seguente, per esaltarne ulteriormente l'intensità del gusto. Sempre l’indomani decisero di accompagnarlo con dell'ottima polenta e un buon bicchiere di croatina. Non senza prima consigliare ai propri ospiti di bere almeno due dita di grappa prima di sedersi a tavola per assicurare la digestione…

L’AMORE e le qualità AFRODISIACHE

Il piatto, ovviamente, riscosse talmente tanto successo che la cuoca decise di cedere alla corte del giovane ufficiale. Anche perchè la Casseoula, come è noto, ha qualità fortemente afrodisiache…

I CUOCHI del CIRCOLINO

Sarà proprio un discendente di quel soldato spagnolo, Piero Birelli, a cucinare la Casseoula dell’Amore con i suoi fidi Gino Baronchelli e Angelo Martinelli. 500 anni dopo, per celebrare con una ricetta dalla rigorosa tradizione un antico atto d’amore dei propri avi.

Un’occasione da non mancare per tutti coloro che vogliono festeggiare l’amore… prima a tavola e poi… si vedrà!


#takecare #love

giovedì 16 novembre 2017

Sabato 18 Novembre - EVENTO SEGRETO per degustare la SALAMELLA BOMBAZZ




Shhhhh!!!! Questo è un EVENTO SEGRETO! Riservato ed ESCLUSIVO solo per i VERI AMICI del Circolino! Sabato sera/notte per far compagnia ai volontari castagnari che devono lavorare i prelibati marroni per la celebre “Castagnata di Renzo” del giorno dopo prepareremo la SALAMELLA-BOMBAZZA (con birra media a soli 5 euro).  NE ABBIAMO POCHISSIME, VIENI SOLO TU!!!